Capire se stessi non è un’impresa. Ma un potere. È l’unico potere che abbiamo, quello principale, perché se non facciamo nostro questo potere allora non saremo mai in potere di fare nulla. Motivo per cui infiniti esseri umani vivono in stato di completa schiavitù: non sanno cosa fanno, né come lo fanno, né perché lo fanno. Tutto, semplicemente, accade. Senza che ci sia una vera volontà. E il motivo per cui tutto accade senza consapevolezza è l’assenza del potere di capire se stessi, di percepire i meccanismi, i condizionamenti, i desideri che ci trascinano da una parte all’altra, che ci fanno scegliere questo anziché quest’altro, che ci fanno vivere un’intera vita senza renderci conto che la stiamo vivendo.
Se non riusciamo a toccare con mano l’assenza di questo potere, allora non può esserci evoluzione. Ed è un fatto gravissimo. Ritengo che ormai come specie umana siamo sempre più prossimi al fatidico bivio: evolvere o distruggersi. E non ci saranno altre chiamate. Perché trovo che sia palese di come questa nostra esistenza navighi sulla mancata consapevolezza delle proprie responsabilità. E senza consapevolezza non vale nemmeno la pena di definirla esistenza.
Senza il potere il potere di capire se stessi, noi non esistiamo, ma tutto accade attraverso di noi. Per dirla in altre parole, posso proporre l’esempio del gioco del biliardo. Noi siamo come delle biglie numerate e colorate che vengono sbattute qua e là, senza capire il perché, fino a quando cadremo in un buco nero e non avremo capito nulla di quello che è successo. Senza capire se stessi, senza capire dove siamo e cosa sta succedendo, non si può fare altro che recitare una parte passiva in attesa del “game over”.
Ritengo che il primo passo fondamentale verso questo “potere” sia quello di renderci conto dei processi interiori (emotivi-mentali-istintivi) che ci portano verso determinate scelte e direzioni. Osservando infatti con attenzione noi stessi e soprattutto osservandoci con onestà, ci possiamo rendere conto di tante nostre sfumature delle quali non abbiamo mai avuto consapevolezza: di cose che stiamo facendo in maniera del tutto inconsapevole o, addirittura, contro la nostra stessa volontà. E la cosa tragicomica è che spesso, quando ce ne accorgiamo, tentiamo di negare a noi stessi queste sfumature, cercando scuse e giustificazioni per evitare di osservarci così come siamo!
Capire se stessi è un processo differente dal conoscere se stessi, in quanto equivale a osservare le proprie dinamiche interiori ma soprattutto, è un processo che ti porta a CAPIRE cosa sta accadendo e perché. Altrimenti non può esserci comprensione. È inutile cercare di capire e aiutare gli altri se in primis non riusciamo a capire noi stessi. È pura follia.
Soltanto una volta presa coscienza del funzionamento dei propri processi interiori, ovvero quando siamo nel potere di “capire se stessi”, allora e soltanto allora il nostro potere si amplia notevolmente e ulteriormente. Saremo quindi in grado di riconoscere le dinamiche in atto, capire dove ci stanno portando, e inizieremo così a modificarne il percorso, l’esito e le finalità. Questo è il potere di cui vi parlo. Ed è il potere che tutti i “ricercatori spirituali”, e non solo, stanno cercando. Quello di modificare la realtà che ci circonda.
Ma qualsiasi potere non può definirsi tale se facilmente ottenibile. Capire se stessi è un percorso lungo, difficoltoso, pieno di insidie ed estremamente impegnativo, perché si viene privati di qualsiasi alibi. Non sarà più sufficiente affermare ed esclamare “Che vuoi farci, sono fatto così!” o “Le cose sono andate così”. In altre parole, chi vuole questo potere non può, allo stesso tempo, evitare di assumersi le proprie responsabilità.
Del resto, è un passaggio fisiologico, è visibile in natura, compresa quella umana, dove il passaggio dalla condizione di bambini, quindi privi di responsabilità, che trascorrono l’esistenza a incolpare gli altri (“sei stato tu!”), le condizioni sfavorevoli e via dicendo, alla condizione di persone adulte, che possono decidere cosa essere, come esserlo; edificando il mondo in cui poi vivono.
E invece: succede che gli adulti preferiscono restare “bambini”, per comodità, rinunciando al percorso impegnativo di crescita e soprattutto, rinunciando per sempre al potere di capire se stessi. Preferiscono non capire, restare bambini e continuare a giudicare e incolpare gli altri, di quello che fanno, di come lo fanno e del perché lo fanno. Non è, forse, quello che accade tutti i giorni? Persone che cercano solo di controllare gli altri quando, di fatto, non sanno nemmeno controllare se stessi.
Ma paradossalmente, l’idea di avere potere su altre persone non è fattibile. Ognuno può avere a propria disposizione un potere di pari valore che andrebbe ad annullare il potere imposto. Perché c’è una cosa che bisogna tenere bene a mente: il potere non si può imporre, ma lo si può solo cedere. Ed è quello che l’umanità fa esattamente ogni giorno, rinunciando a capire se stessa.
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