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Conflitti interiori, Chakra e Ghiandole Endocrine. "La via del cuore” è la vera chiave

di Enrico Carniato e Gabriele Vanzo, autori del libro “L’altra metà di noi – Introduzione al Metodo P.F.M.® Psico-Fisico-Muscolare”





Conoscere i chakra, classificarli e associarli ai conflitti che ne determinano il grado di nutrimento e di sviluppo rappresenta solo il primo passo in quella sfera emotiva che ci piace definire come “l’altra metà di noi”.

Un conflitto è una percezione errata o dissonante degli stimoli esterni o interni che porta a una modifica dell’atteggiamento e della risposta emotiva, a seconda della sua origine e della sua durata, a un’intensità tale da non permettere il ripristino delle normali condizioni di equilibrio psico-fisico-emotivo.

Il tutto si traduce dal punto di vista P.F.M.® in quello che definiamo tilt muscolare. È curioso come la parola “tilt” tradotta dal latino significhi “beneficio”, ovvero qualcosa che accade come protezione da qualcos’altro. Allo stesso modo il tilt muscolare sopraggiunge esattamente per proteggere ciò che sta al di sotto dei muscoli e non dev’essere interpretato come qualcosa di necessariamente infausto. Riassumendo questi concetti possiamo definire il meccanismo che dà origine a un tilt muscolare:

1. Uno stress prolungato a causa di una reazione errata a uno stimolo (conflitto emotivo) indebolisce una specifica ghiandola endocrina. 2. Nel campo elettromagnetico, in corrispondenza della ghiandola endocrina, è presente una torsione che dà luogo a un vortice energetico (chakra) che ha lo scopo di convogliare e concentrare energia sotto forma di elettroni disponibili. 3. Quando la ghiandola endocrina sottoposta a stress prolungato si indebolisce e perde vitalità, intesa come la capacità di utilizzare risorse per espletare le sue funzioni, il vortice energetico aumenta di grandezza e intensità, in un tentativo di ripristinare l’equilibrio. 4. Se però la fonte dello stress non viene interrotta il vortice energetico, a quel punto sovraccarico, per non implodere e quindi compromettere in modo serio il funzionamento della ghiandola, si blocca. 5. A questo punto la ghiandola però diventa altamente vulnerabile e la fascia muscolare corrispondente al segmento si condensa e diventa compatta, formando una vera e propria armatura di protezione che sopperisce al blocco del chakra (tilt muscolare).

Alla luce di questo diventa lampante che sbloccare un chakra attraverso un input esterno passivo risulti privo di qualsiasi logica coerente con l’anatomia, la fisiologia e la biomeccanica.

La classificazione dei chakra che abbiamo adottato ci permette di comprendere determinati meccanismi sottilicon lo scopo di poterli trasmettere con tatto, delicatezza e amore alle altre persone, sempre tesi verso quell’ideale che vede la conoscenza come il più elevato strumento da usare in qualsiasi situazione.

Quando parliamo di chakra non dobbiamo pensare a un punto preciso presente da qualche parte nel nostro organismo, né tantomeno a chissà quale concetto spirituale inafferrabile e privilegio di pochi. Abbiamo visto come i chakra sono delle necessità per le ghiandole endocrine, dei portali del tutto simili a delle pompe energetiche che si attivano oppure si disattivano secondo lo stato della ghiandola endocrina alla quale sono associati. Non emettono alcun tipo di energia, semmai la risucchiano dal campo elettromagnetico per riversarla come nutrimento alle ghiandole endocrine che la useranno per garantire le loro funzionalità.

È facile cadere nell’errore di associare i conflitti direttamente ai chakra: in realtà sono le ghiandole endocrine a risentire del livello di stress generato da un conflitto trattenuto, mentre il chakra associato reagirà modulando la quantità di energia che riverserà sulla ghiandola, variando di conseguenza la produzione e il rilascio di ormoni. Dobbiamo sempre tenere bene a mente che nel compiere una valutazione energetica, definire uno o più chakra aperti o chiusi non significa di per sé nulla se non si prende in considerazione anche la fisiologia della ghiandola associata.

È chiaro adesso come l’utilizzo di tecniche atte a forzare direttamente un chakra possa essere pericoloso e destabilizzante: se la funzione dei chakra è quella di garantire l’equilibrio delle ghiandole endocrine, indurne l’apertura o la chiusura produrrà un effetto a cascata che influenzerà tutta la nostra rete endocrina che potrà destabilizzare l’organismo. Servono conoscenze anatomiche e fisiologiche unite a una buona dose di consapevolezza per poter operare in maniera coscienziosa, tenendo sempre bene a mente che ogni azione diretta sull’organismo produce reazioni: conoscere queste reazioni aiuta l’operatore a scegliere le tecniche e gli strumenti migliori da utilizzare di volta in volta per il bene delle persone.

Per capire meglio il sistema dei chakra osserviamo la figura dalla quale possiamo trarre nuove conclusioni. Innanzitutto vediamo come i bollini colorati servano solo per indicare in modo approssimativo e del tutto arbitrario la posizione di ogni chakra. È la nube colorata che più li rappresenta e che fonde al suo interno tutta la scala cromatica: ogni colore rappresenta una frequenza specifica con la quale ogni chakra risuona. Vediamo anche come, a partire dal basso verso l’alto, i chakra presi nel loro insieme rappresentino una sorta di scala dove ogni diaframma può essere considerato metaforicamente un gradino, una prova da superare per approdare al livello successivo: dal basso verso l’alto, dal tellurico allo spirituale, dal piano degli istinti a quello della volontà.

Due triangoli raggruppano i chakra in altrettante triadi distinte. Quello con la punta rivolta verso il basso simboleggia gli istinti primordiali legati alla sopravvivenza, ai piaceri e alla posizione sociale; quello rivolto verso l’alto rappresenta i tre ideali platonici di Verità, Bellezza e Bontà. Questa ripartizione implica nuovi approcci e ragionamenti che fanno luce su aspetti incompresi o comunque trascurati e, a partire da tutto questo, possiamo delineare alcuni modelli di comportamento.


Predominanza di triade superiore

Non è possibile esprimere gli ideali più alti e divini se non si resta ben radicati alla terra, se si perde la praticità, se non si prova piacere per le cose della vita e se non si riveste un ruolo ben preciso nella società. È il caso delle persone attratte dalla spiritualità, praticanti e rigorosi osservanti che però hanno perso il contatto con la realtà. Rifuggono il modo materiale, scappano dalla società gretta in cui sono costretti a vivere, si mascherano dietro a ideali utopistici e disdegnano qualsiasi forma di collaborazione e aggregazione. Al contempo versano di solito in situazioni economiche difficili o altalenanti, spesso si allontanano dalla famiglia vista come un ostacolo nel loro cammino, trascurano il corpo e vivono con senso di colpa i piaceri che la vita può loro offrire. Altre persone tendono invece ad elevarsi improvvisamente verso mondi eterei e introspettivi, ignorando le conseguenze a cui possono andare incontro senza un’adeguata preparazione. Queste persone di solito finiscono per scombinarsi l’esistenza giustificando la loro nuova precarietà emotiva con la necessità di andare oltre ai beni materiali. Il problema è che forzano i centri della triade superiore non attraverso la volontà, ma sospinti dal desiderio di provare emozioni trascendentali e di trovare così la soluzione a tutti i loro turbamenti esistenziali: potrà sopraggiungere un senso di smarrimento e un disorientamento che proveranno ad ogni ritorno alla vita reale che ripudieranno perché ai loro occhi apparirà banale e povera di stimoli.

Predominanza di triade inferiore

Per quando riguarda invece l’esasperazione degli aspetti legati alla triade inferiore, incontreremo persone che hanno perso il contatto con il sacro, che ripudiano qualsiasi forma di confronto su aspetti che trascendono il materiale, che vivono la vita come un insieme di cause ed effetti e che hanno rinunciato a vedere oltre quello che i loro occhi vedono. L’ eccessivo radicamento alla terra impedisce loro di compiere passi importanti nella vita, convinti come sono che niente li potrà aiutare se non un generoso conto in banca, un buon posto nella società guadagnato a tutti i costi o una innata tendenza a prevaricare gli altri. Queste persone soffrono molto perché imprigionate nelle loro stesse paure non riescono a esprimersi come vorrebbero, non vedono oltre il proprio naso e non credono in niente se non nel valore materiale delle cose. Giudicano gli altri in base ai possedimenti, ai gusti sessuali e alle appartenenze in genere e non sono in grado di vivere la vita al di sopra del loro portafogli. Solitamente perbenisti e benpensanti, legati alla morale, stanno stretti nelle loro facce contratte dalla paura di perdere soldi, partner e prestigio nella società.

La via del cuore

Questi modelli di comportamento così diffusi hanno tutti qualcosa in comune: in nessuna delle loro azioni è coinvolto il chakra del cuore. Osservando ancora una volta la figura salta subito all’occhio che il quarto chakrasi pone esattamente in mezzo alle due triadi, un ponte che collega gli istinti primari alla volontà. È attraverso il chakra del cuore che diventa possibile compiere le scelte migliori: non c’è strategia nel cuore, ma solo azione coerente, limpida e genuina.

L’uomo dovrebbe tendere alle caratteristiche espresse dalla triade superiore attraverso un sano moto evolutivoche lo conduca verso le mete più alte, senza però dimenticare che la cima della montagna si erge comunque dal terreno sottostante. Solo se filtrati dal chakra del cuore gli istinti primari della triade inferiore si trasformeranno negli ideali incarnati in quella superiore:

VERITA’ (connessione 1°- 5° chakra). La concretezza del primo chakra si potrà esprimere attraverso parole che risulteranno vere perché fondate sul proprio vissuto personale. La persona che saprà farlo risulterà credibile agli occhi degli altri proprio perché sinceramente coinvolta nelle parole che dice. BELLEZZA (connessione 2°- 6° chakra). Il piacere si tradurrà in bellezza e la persona riuscirà a godere di ogni più piccolo aspetto della vita. I desideri si tramuteranno in progetti perché sarà chiara la meta e il corpo sarà vissuto come un mezzo e non più come un fine. BONTA’ (connessione 3°-7° chakra). Il ruolo sociale sarà vissuto come servizio verso il prossimo e si manifesterà con la bontà propria di chi ha compreso che siamo tutti uniti, che ciò che facciamo per gli altri è come se lo facessimo verso noi stessi.

Agire attraverso il chakra del cuore, interrogandoci consapevolmente ogni qual volta qualcosa o qualcuno ci turba, aiuta a discernere ciò che ci serve da ciò che invece incontriamo nel nostro cammino soltanto per essere messi alla prova. Se impareremo ad usare la “via del cuore” scompariranno le paure perché il quarto chakra è il nostro paracadute personale: scongiura il precipitare, ma sa anche sfruttare le correnti per proseguire il suo volo. Quando non sappiamo o non ci è possibile stabilire con esattezza come aiutare una persona, proviamo ad ascoltare il nostro chakra del cuore: scopriremo che lì non abitano interessi o tornaconti, ma alberga uno spirito libero dai pregiudizi e regna sovrano l’amore senza condizioni.


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